Tutta colpa di Dostoevskij 1 – L’invenzione dell’adolescenza

Da Michele Serra a Fëdor Dostoevskij, da Gli sdraiati (2013) a L’adolescente (1875): un volo pindarico?

Leggiamo o sentiamo dire che è impossibile datare con certezza il termine dell’adolescenza, ma forse ignoriamo che l’idea e la nozione stessa dell’adolescenza hanno avuto un inizio ben preciso. Essa non è sempre esistita, ma è un prodotto della nostra civiltà: ha visto la luce, per l’appunto, verso la fine dell’Ottocento, per poi affermarsi nel corso di tutto il Novecento. Da allora ad oggi la letteratura, e la civiltà nel suo complesso, sono infarcite di adolescenzialismo. (1)
Peter Pan di Barrie, il Risveglio di Primavera di Wedekind, I ragazzi di via Pál dell’ungherese Molnár, Tonio Kröger di Mann, il Ritratto di Dorian Gray di Wilde sono tutte opere scritte intorno al 1900, mentre venticinque anni prima Dostoevskij aveva pubblicato L’adolescente (Podrostok). L’adolescenza, dunque, ha all’incirca… centoquarant’anni: a giudicare dal progresso cui è andata incontro direi che li porta bene.
In questo romanzo Dostoevskij ne delinea con precisione i tratti psico(pato)logici: l’infatuazione per i grandi ideali, l’introversione e l’ideazione dominata dal fantasticare, l’assenza di lavoro produttivo, la teoria dell’istintualità e, a seguire, dell’innamoramento, la ricerca spasmodica dell’originalità unitamente alla brama di modelli da imitare, fino alle condotte sociopatiche che costruiscono i “gruppi dei pari” (con lessico di altri tempi, le “cattive compagnie”). Un caravanserraglio che Dostoevskij squaderna per il lettore di ieri e di oggi, traendo mille spunti dai fatti del suo tempo, inclusa la cronaca giudiziaria, per plasmare così il suo adolescente. (2) Non riporto qui la trama che, sebbene farraginosa, non toglie pregio al romanzo. (3) Penso a tutta la mitologia greca: non è anch’essa farraginosa, con il rincorrersi vicendevole di tutti quei casi bellicosi di rapporti tra padri e figli, o tra uomini e dei, che hanno segnato tutta la cultura classica, da Villa Borghese all’Hermitage?

L’incipit del romanzo…
… è sorprendente: «Spinto da un impulso irresistibile, mi misi a scrivere questa storia dei miei primi passi sul cammino della vita (…) Ho ultimato il corso liceale e ho già ventun anno (…) so perfettamente quanto sia stupida simile inesperienza in un giovanottone ventenne.» (4) Dostoevskij sa perfettamente che i vent’anni non sono i “primi passi sul cammino della vita”, e molto probabilmente egli conosce l’incipit della Commedia dantesca (“Nel mezzo del cammin di nostra vita”). La sua è dunque un’affermazione che vuole cancellare ben quattro lustri di vita e pensiero: sia i primi due, che siamo soliti chiamare infanzia, sia il terzo lustro che coincide grosso modo con la pubertà, quindi i teenage years. L’adolescenza non coincide con la pubertà, ma ne è il prolungamento via complicazione psicopatologica. E Dostoevskij, scrivendo il romanzo in prima persona, ci introduce come meglio non si potrebbe nel vivo del pensiero del protagonista, il “giovanottone” Arkadij Dolgorukij. (5)

L’idea dell’adolescente
Arkadij coltiva segretamente un’idea e decide di “rifugiarsi” in essa: «La mia idea è di diventare Rothschild. (…) non semplicemente ricco, ma ricco come Rothschild (…) la mia norma principale sarà di non rischiare nulla e la seconda di guadagnare a ogni costo e ogni giorno qualche cosa oltre a quel che spendo per mantenermi, affinché non passi un solo giorno senza ch’io accumuli denaro.»
Scopo di quest’idea non è l’odio né la vendetta, ma «il più completo isolamento» da tutti, poiché «gli uomini m’avrebbero dato fastidio e m’avrebbero reso spiritualmente irrequieto». Ora, l’isolamento è il medesimo termine che Freud impiega per descrivere il peculiare genere di difesa che contraddistingue la nevrosi ossessiva e coltiva l’ostilità per ogni eccitamento: interessi e passioni, infatti, provengono sempre dalla realtà esterna. (6)
Ma Arkadij non vuole essere secondo a nessuno: «Fin dalle primissime classi del ginnasio, appena uno dei compagni mi sorpassava o nel sapere o nelle risposte argute o in forza fisica, subito smettevo di aver relazioni e di parlare con lui. Non già che l’odiassi o gli augurassi del male; gli voltavo semplicemente le spalle, poiché tale era la mia indole». Né gli va meglio con il gentil sesso: «sputo sempre quando mi imbatto in una signora. (…) anch’io a tredici anni ho visto la donna completamente nuda, e da allora ne ho provato schifo.»

NOTE
1. Adolescenzialismo come adolessenzialismo: l’argomento è trattato da G.B. Contri in L’adolescenza, l’età che non esiste, intervista a cura di L. Ribolini, Vita non profit magazine, 20 agosto 2006, disponibile online in:
http://www.studiumcartello.it/public/editorupload/documents/Archivio/060820VNP_GBC3.pdf
e in Giovinezza (2), in Think!, 9 ottobre 2009
http://www.studiumcartello.it/Public/EditorUpload/Documents/GBC_THINK/091009TH_GBC3.pdf
Sullo stesso tema: R. Colombo, L’adolescenza: l’invenzione di un’età di mezzo, Child 1, Sic Edizioni, 1999, reperibile anche online:
http://www.studiumcartello.it/Public/EditorUpload/Documents/ENCICLOPEDIA_VARIE/9905CH1_RC3.pdf
2. Importanti aspetti del lavoro intellettuale e della vita quotidiana dello scrittore sono narrati in: A. Dostoevskaja, Dostoevskij mio marito, A. Milazzo Lipschütz, Bompiani, 2006. Mi piacerebbe riprenderlo e commentarlo.
3. Per la trama del romanzo, in sé quasi incontenibile, rinvio a
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27adolescente_%28Dostoevskij%29 e http://www.litterator.it/Libri/Riassunti/L-adolescente.html
4. Tutte le citazioni del romanzo sono tratte da F. M. Dostoevskij, L’adolescente, trad. di E. A. Kühn, prefazione di A.M. Ripellino, Giulio Einaudi, 1957.
5. La parola “giovanottone” reca in sé un senso del ridicolo ed è offensiva. Recentemente il dibattito politico italiano ha registrato qualcosa del genere a seguito delle dichiarazioni dei ministri Padoa Schioppa (2007) e Brunetta (2012), che auspicavano l’avvento di una legge in grado di far uscire di casa i “bamboccioni”.
6. Una posizione del genere attraversa le generazioni: è degli anni sessanta il brano musicale di Simon & Garfunkel I am a Rock: «I have my books and my poetry to protect me / I am shielded in my armor hiding in my room safe within my womb / I touch no-one and no-one touches me / I am a rock I am an island / And the rock feels no pain / And an island never cries.» http://www.testitradotti.it/canzoni/simon-garfunkel/i-am-a-rock

Pubblicato in Father & Son